Vacanti sugnu china - Sicilian Folksongs Felmay
cover of article Genere: Ethno, Folk, Siciliano
1.Festa della Borgata
2.O vui chi un cori avistivu
3.Donna
4.Raggia du mari
5.Nici
6.Matri i l’emigranti
7.Blatte
8.Vinnigna
9.Vacanti sugnu china
10.Ainavò
11.Femmeni americane
12.Mari mari

WG Image CD CHF 22.90

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Note

Questo disco contiene momenti molto diversi, sia musicalmente che emotivamente; argomenti scorrono tra i canti, si alternano e conversano tra loro, l'eterno rebus dell'amore, il desiderio umano della libertà di sognare una prospettiva propria, di costruire il proprio percorso non costretto da confini territoriali o convenzionali, legali o burocratici, economici o morali, a migrare alla ricerca di condizioni di vita migliore, libero di restare là dove affondano le proprie radici culturali per continuare ad alimentare con nuove semine e nuovi raccolti la propria terra, il territorio che nutre, la terra madre che ospita tutti. Il punto di vista espresso è decisamente femminile, pur ponendo l'urgenza di una riscrittura della scacchiera dei ruoli di genere nella società attuale; e l'inno alla resistenza, che esplode in 'Blatte', è dedicato e rivolto contemporaneamente a tanti di noi: chi sente di star tentando di sopravvivere, eroicamente o meschinamente, ma senza cedere alle illusioni e ai falsi dei, come le blatte appunto in un mondo alla deriva e gravemente a rischio, occhi aperti e cuore in mano. Da un punto di vista formale, il disco è composto di brani tradizionali e nuove composizioni in siciliano di Matilde Politi. La tradizione è approcciata in maniera immediata, ricercando la sonorità originaria, a partire però non dalla forma estetica, ma dalla ricerca dello 'spirito del canto', e della 'funzione concreta e magica' che esso era destinato ad assolvere. I brani originali, invece, sono arrangiati con la libertà estetica di seguire, forse teatralmente, le esigenze che il contenuto pone, per esplicitarsi al meglio in musica. Dunque ogni brano si presenta con caratteristiche proprie: alcuni ricchi di colori non propriamente siciliani, ma africani o zingari, napoletani o arabi, sempre in dialogo con il siciliano che è contenitore; alcuni caratterizzati invece da una qualità tecnica bassa a favore del momento estemporaneo in cui un frammento di musica, catturato quasi per caso, risuona all'interno del paesaggio sonoro ed emotivo che lo fa scaturire, in maniera irripetibile, in riva al mare, o nel silenzio della propria stanza di notte, piuttosto che creato e curato in uno studio, con tutta la cura che questo richiede affinchè il suono di ogni strumento rimanga fedelmente e semplicemente se stesso. Nata a Palermo, laureata in Antropologia Culturale, facoltà di Sociologia, alla Sapienza di Roma nel 1999, Matilde Politi lavora tra musica e teatro dal 1992. La formazione teatrale avviene soprattutto presso la Fondazione Pontedera Teatro, nell’ambito del teatro di ricerca. Durante gli anni ha portato avanti un percorso di autoformazione, attraverso seminari e workshop di varia natura, affiancati da un costante lavoro di ricerca e sperimentazione, e da una intensa attività di spettacoli in strada, con repertorio folk americano, spagnolo e siciliano. Dal 2000 sceglie di dedicarsi principalmente al lavoro di ricerca sul repertorio di tradizione orale siciliano, ricerca che si allarga costantemente al riferimento alle musiche tradizionali di area mediterranea. Le ricerche musicali continuano anche attraverso viaggi per il Mediterraneo e in Africa, per conoscere strumenti e pratiche di culture musicali altre. Dal 2003, a Palermo, si è inoltre impegnata per l’integrazione sociale dei migranti attraverso la musica, sostenendoli nella creazione di performance multietniche mirate a favorire l’incontro fra persone e culture. Matilde Politi canta e suona diversi strumenti (chitarra, fisarmonica, tamburello, percussioni, marranzano). (Fonte: Egea)