PianoQ Live | Caligola Records |
Género: Jazz | ||||
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CD CHF 27.30 |
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Notas
Beppe Aliprandi è uno degli storici esponenti del jazz italiano, coetaneo di Enrico Rava e Franco D’Andrea per intenderci, anche se meno noto al grande pubblico. Ha un lungo percorso artistico alle spalle che, partito all’inizio degli anni ’60 ed attraversata la stagione del free negli anni ’70, l’ha poi aiutato a trovare una sua personale cifra stilistica mediando tra diverse influenze, che vanno da Lee Konitz ad Ornette Coleman. “PianoQ Live”, il suo album più recente, terzo per Caligola dopo “Blue Totem” e “Ironic”, è frutto di una serie di registrazioni “live” catturate fra il 2015 ed il 2017, tutt’altro che inappuntabili dal punto di vista tecnico ma dotate di rare spontaneità e freschezza espressiva. I gruppi di Aliprandi, che portano da sempre il nome di Jazz Academy, hanno visto più spesso la presenza di una chitarra o di un vibrafono che non di un pianoforte, qui invece presente ed ottimamente suonato da Davide Corini. Echi del Modern Jazz Quartet e di certo cool–jazz sono percepibili nel fugato di Ragnatela e nei modi baroccheggianti di La storia si ripete. Ma Aliprandi ha sempre tenuto i piedi ben piantati nelle radici del jazz. Inevitabile quindi lo swing, di cui tutto il disco è pervaso, ed i richiami, questa volta di natura armonica, sono per Fats Waller, il cui fantasma spunta in Non si comporta male e Lamento, e per Hoaghy Carmichael, riletto con arguzia in La Nouvelle Orleans. Più contemporaneo è invece il sapore della suite che chiude l’album descrivendo la vicenda narrata da Torquato Tasso e già messa in musica da Claudio Monteverdi. Qui sono le percussioni di Massimo Pintori a preparare l'atmosfera opprimente della foresta dove Tancredi e Clorinda si combattono, cui si aggiungono Davide Corini e Tito Mangialajo Rantzer dando un valido contributo sia all’interplay del gruppo, sia alla riuscita di quello che è forse uno dei migliori dischi della pur lunga carriera di Beppe Aliprandi, non solo come strumentista – qui, oltre al sax alto, suo strumento principale, in tre dei nove brani suona brillantemente il flauto – ma anche come compositore.