Il mio stile Incipit
cover of article Stil: Cantautoriale
1.Sono come mi vedi
2.Se c'è un Dio
3.Tre volte
4.Su una lama
5.Il tuo stile
6.Aspetta un attimo
7.Quando suono
8.Più notte di così
9.Nel centro di Milano
10.Come esistere anch'io
11.Anche senza parlare

WG Image CD CHF 23.10

Bemerkungen

A quattro anni dall’ultimo CD di inediti che lo portò sul palco dell'Ariston con "Io confesso", e a due dal fortunato lavoro con i Sinfonico Honolulu che gli è valso la Targa Tenco 2013 come miglior interprete, Mauro Ermanno Giovanardi (Joe), ritorna finalmente con un suo album tutto nuovo, prodotto da Produzioni Fuorivia, distribuito da Egea e con la produzione artistica di Leziero Rescigno e Roberto Vernetti con il contributo irrinunciabile dello stesso Giovanardi: "Il mio stile".

"Il mio stile" mutua il suo nome dall’unica cover presente nel nuovo disco, "Il tuo stile" di Leo Ferrè, brano potente, dove ogni parola è un macigno e col quale cimentarsi è un'impresa. “Dopo anni di elaborazione ho trovato la mia chiave di lettura. Malsana, ruvida, ispirata. Maledettamente punk. Ed è una scelta precisa che sposta necessariamente le coordinate”. Disincantato, sexy, soul, sincero, e sempre con tanto immaginario cinematografico: così si potrebbe sintetizzare lo spirito di questa nuova raccolta di testi e musica, pensata come un film a episodi coi colori della Nouvelle Vague e del cinema di Quentin Tarantino.

Il disco si apre con un trittico dalle sfumature Black e segna il passo a ricette mai sperimentate. Soul Kitchen. L’esempio più eclatante è il gospel di "Se c'è un Dio", dagli inediti toni letterali, mai così espliciti ed ironici fino ad ora. "Tre volte" invece è una ballata dalle atmosfere calde e delicate, che rimandano direttamente a un club newyorkese. Tarantino, Morricone e l’immaginario da Grande Frontiera aleggiano in "Aspetta un attimo", che con il sorriso del sarcasmo, si scrolla di dosso finzioni e superficialità di un rapporto, come la polvere dalla sella, con un secco colpo di mano. In "Quando suono" (primo singolo in rotazione radiofonica che anticipa l’album) il mood si sposta in direzione oltralpe, prende una boccata d’aria e indossa le Repetto di Monsieur Gainsbourg. La musica è salvifica, nonostante tutto. I toni poi mutano in "Nel centro di Milano", il clima è quello del bianco e nero del neorealismo, e l’ispirazione il Luchino Visconti in salsa meneghina. Evocativa e novembrina al punto giusto. Nuda ed intima, essenziale anche nell’arrangiamento. Malinconia che rinnova il cuore. Uno dei momenti più intensi dell’intero lavoro. Infine, altro passaggio insolito, è "Come esistere anch’io", brano scritto e cantato in prima persona femminile. Se in "Se c'è un Dio" la preghiera si fa profana, qui sicuramente è sacra: un’invocazione, una ricerca di identità e del proprio posto nel mondo, che inizia con una citazione che arriva dritta dritta da Sant’Agostino: “Rendimi casta mio dio, ma ti prego non subito”. Completano il disco i brani "Sono come mi vedi", "Su una lama", "Più notte di così" e "Anche senza parlare", quest'ultima scritta per Giovanardi dalla mano di Gianmaria Testa.

Dal punto di vista musicale, c’è stata la volontà a priori di mettere nuova linfa nella tavolozza delle suggestioni. Un combo di fiati più ricco del solito (Max Zanotti Trombone, Davide Ghidoni Tromba e Gabriele Bolognesi Sax e legni), e la scelta di non usare più l’orchestra d’archi, ma un quartetto vocale di prim’ordine che ha reso il tutto più fresco ed originale. Le parti prima del I e II violini, sono affidate ora alle voci di Paul Rosette, Sherrita Duran, Silvio Pozzoli e Barbara Cavaleri: le melodie rimangono stampate in testa comunque, ma sono meno drammatiche, epiche. Di una leggerezza pensosa avrebbe detto Calvino nelle lezioni americane.

(Fonte: Egea)