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Nel secolo dei lumi, che Voltaire definisce “l’aurora della ragione”, la luce della fiaccola della filosofia brilla, come in un crepuscolo, insieme all’oscuro chiarore della torcia del pregiudizio e del fanatismo. Peraltro, nel Discorso preliminare dell’Enciclopedia, d’Alembert aveva già parlato della “debolezza dei nostri lumi” e avvisato che la barbarie dura secoli e sembra essere il nostro elemento naturale, mentre la ragione e il buon gusto passano in un lampo.
L’età dei lumi è anche il tempo d’una febbrile esaltazione della vita e d’una ricerca insistente, a volte ossessiva, della felicità, al cui fondo, però, si indovina un mal di vivere i cui sintomi più significativi sono la melanconia e i vapori, l’inquietudine e la noia, tutti riferibili “alla scoperta e alla presa di coscienza del vuoto e dell’insicurezza interni all’essere”.
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