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Dopo un attacco di panico, Marco viene ricoverato al pronto soccorso. Non riesce a parlare, è confuso, e mentre gli altri ricoverati scandiscono il tempo con i propri lamenti, uno psicologo si prende cura di lui invitandolo a ripercorrere il proprio passato. Dentro di sé, Marco ha molte cose, ma soprattutto i dolori, le falsità e i fallimenti collezionati durante gli studi universitari a Siena. Il flusso di coscienza nel quale si immerge viene scandito dalle sue ultime quattro sigarette, con la promessa, a racconto concluso, di smettere di fumare. Rievoca allora la brillante carriera universitaria, fino a quell’esame non superato che a poco a poco si è trasformato in un disagio emotivo e sociale. Per sfuggire al peso della realtà, ha inventato un mondo parallelo in cui era ancora al passo con gli esami. Giunto sull’orlo del baratro, ha confessato tutto al padre e al nonno – gestori di un ristorante nello stesso paesino calabrese che anni prima Marco aveva lasciato per trasferirsi e iscriversi a Giurisprudenza – e, finalmente leggero, ha ripreso a studiare. È stato allora che ha conosciuto una ragazza vittima delle sue stesse menzogne. Si sono promessi di non mentirsi mai, e soprattutto di concludere gli studi insieme. Se però Marco è riuscito a laurearsi, lo stesso non si può dire di lei. E adesso, tra le pareti spoglie del pronto soccorso in cui si trova ricoverato, Marco deve fare i conti con i traumi del proprio passato, ma anche – e forse soprattutto – con il proprio futuro, che lo aspetta in un altro reparto, qualche stanza più in là. La coscienza delle piante racconta la rabbia di vivere in un’epoca in cui il risultato vale più del percorso, e dove la velocità è l’unico parametro con il quale tutti, più o meno consapevolmente, giudichiamo il successo. Con la prosa fresca e immaginifica che ha incantato lettori e lettrici in Dasvidania, suo romanzo d’esordio, Nikolai Prestia – un giovane Zeno che vuole smettere di fumare e cerca di capire cosa sta accadendo al nostro futuro – racconta il disagio giovanile e l’inevitabilità di essere schiacciati dalle aspettative e dall’amore altrui.
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